Il mercato pondera i recenti dati deboli arrivati dagli Usa, mentre monitora gli sviluppi sul fronte commerciale e geopolitico. I rendimenti euro sono scesi nel pomeriggio di ieri, in assonanza a quelli del Treasury, dopo che le statistiche hanno mostrato prezzi alla produzione in inaspettato calo, vendite al dettaglio in deciso rallentamento e una produzione industriale stagnante.
Gli aggiornamenti - seguiti a quelli di mercoledì sui prezzi al consumo, risultati inferiori alle attese - tengono sul tavolo l'ipotesi di un allentamento Fed quest'anno. I mercati stimano circa 55 punti base di tagli da qui a dicembre, implicando due riduzioni da 25 pb e prezzando una terza al 20%. La prima mossa è pienamente scontata per il Fomc di settembre.
Powell ha ravvisato la necessità di riconsiderare l'attuale approccio su occupazione e inflazione in termini di politica monetaria, vista la possibilità che gli shock dal lato dell’offerta e i relativi aumenti dei prezzi possano diventare più frequenti negli anni a venire.
Il Pil del blocco è cresciuto più lentamente nel primo trimestre di quanto inizialmente stimato, ma l'occupazione ha retto bene, indicando la continua creazione di nuovi posti di lavoro nonostante anni di espansione anemica.
Gli investitori scommettono su tagli Bce per 50 pb da qui a fine anno, con un -25 pb atteso già a giugno.
L'attenzione degli operatori resta ovviamente ai dazi, mentre le tensioni commerciali globali persistono nonostante gli Stati Uniti e la Cina abbiano raggiunto un accordo tariffario temporaneo per 90 giorni.
I ministri del Commercio dell'Unione europea hanno detto di puntare a un'intesa sulle tariffe più ambiziosa di quella che la Gran Bretagna ha concordato una settimana fa con gli Usa.
Il Giappone, intanto, potrebbe inviare a Washington un suo alto funzionario la prossima settimana per il terzo round di negoziati.
Calendario avaro di spunti oggi, nell'area dell'euro e negli Stati uniti.
L'economia giapponese si è contratta per la prima volta in un anno e a un ritmo più veloce del previsto, secondo i dati sul primo trimestre resi noti stamani, sottolineando la natura fragile della sua ripresa, ora minacciata dalle politiche commerciali statunitensi. Nel periodo gennaio-marzo il Pil si è contratto dello 0,7% su anno e dello 0,2% su trimestre, contro attese rispettivamente per -0,2% e -0,1%.
La maggior parte degli economisti prevede che la Banca del Giappone manterrà i tassi di interesse invariati fino a settembre, in attesa di valutare meglio gli effetti dei dazi, sebbene ipotizzi ancora un aumento di almeno un quarto di punto percentuale entro la fine dell'anno.