La scorsa settimana ha visto un consistente calo dei rendimenti sulla scia di un rafforzamento delle aspettative sui tagli da parte delle principali banche centrali.
Driver della settimana saranno il Fomc, al via domani e con la decisione sui tassi attesa mercoledì, e il meeting della Bce giovedì. Per la Fed, i dati forti sul lavoro Usa di venerdì hanno ridotto dal 60% circa a meno del 50% le scommesse su un primo taglio dei tassi a marzo 2024, ritenuto ora più probabile a maggio.
Nella zona euro, i mercati monetari prezzano al 60% la probabilità che la Bce inizi a ridurre i tassi dal prossimo marzo, con tagli per circa 140 punti base visti nel 2024.
In settimana è in programma anche la riunione di politica monetaria di Bank of England, che dovrebbe tenere fermi i tassi, ai massimi da 15 anni. A differenza di Fed e Bce, però, la BoE non ha segnalato la possibilità di un cambio di passo nella lotta all'inflazione e sembra volersi attenere all'approccio 'hawkish'.
In Giappone, intanto, la banca centrale deve fare i conti con la debolezza dei consumi: secondo alcune fonti, le aspettative di un'imminente uscita della BoJ dalla politica dei tassi negativi potrebbero essere eccessive.
L'agenda nella zona euro oggi è particolarmente scarna, e gli investitori aspettano di vedere come usciranno in settimana i Pmi, tra i timori di recessione. Il composito a livello di blocco, che verrà diffuso venerdì, è visto in miglioramento. Occhi poi, mercoledì, sulla produzione industriale della zona euro, che secondo il consensus a ottobre dovrebbe avere registrato una nuova flessione congiunturale dopo il -1,1% del mese prima.
Guardando agli Usa, l'attenzione sarà domani sui numeri relativi all'inflazione di novembre, che dovrebbe registrare un lieve rallentamento.
Il dollaro sale in vista dei dati sull'inflazione Usa e del meeting della Fed.