CAFFE’ ESPRESSO

16 marzo 2023 - Grande volatilità in attesa della Bce.

Occhi ancora puntati sulla reazione dei mercati europei allo tsunami innescato ieri da Credit Suisse a soli due giorni dal collasso di Silicon Valley e Signature Bank. Proprio mentre la tensione provocata dagli istituti Usa sembrava essersi placata, gli investitori sono tornati alla modalità panico con un nuovo caso scoppiato questa volta nel cuore del Vecchio Continente. Dopo che ieri il suo principale investitore ha detto che non potrà fornire ulteriori aiuti finanziari provocando un forte calo del titolo, Credit Suisse ha fatto sapere che eserciterà l'opzione per prendere a prestito fino a 54 miliardi di dollari dalla Banca Nazionale Svizzera a sostegno della liquidità e della fiducia degli investitori. L'annuncio ha contribuito ad arginare le pesanti perdite sui mercati asiatici, in scambi che restano molto nervosi a segnale della preoccupazione degli investitori per altri casi del genere. La Bce ha contattato le banche sotto la sua vigilanza per chiedere informazioni sulla loro esposizione finanziaria nei confronti della banca svizzera.

 

La turbolenza di ieri ha messo a dura prova le certezze del mercato, pressoché granitiche fino a poche ore fa, in vista dell'odierna riunione Bce. La sicurezza di un rialzo dei tassi da 50 punti base, come indicato esplicitamente al meeting di febbraio, ha lasciato il posto a scommesse che danno come più probabile, visto il contesto, un più cauto aumento da 25 punti. I mercati ora prezzano una chance del 10% di un aumento da 50 punti rispetto al 90% di ieri mattina. In questa situazione, l'attenzione degli investitori si concentrerà quindi sulle parole di Lagarde sulla salute del sistema bancario del blocco e sulle nuove stime a cura dello staff di Francoforte su crescita e inflazione. In particolare, verranno monitorate le stime per i prezzi nel 2025 e l'entità dei successivi rialzi dei tassi. Al di là della situazione contingente, i grandi gestori di fondi obbligazionari continuano a mantenere scommesse ribassiste sul mercato nella convinzione che un'inflazione 'core' ancora persistente indurrà le principali banche centrali a mantenere la rotta della stretta monetaria. Di difficile previsione anche la prossima mossa della Fed in occasione del meeting del 22 marzo.

 

In un clima che resta di grande volatilità, il rendimento decennale riparte stamani da 4,09% sul secondario italiano. Lo spread con il Bund si è fermato ieri a 196 punti base dopo aver sfiorato in seduta la soglia psicologica dei 200. Particolarmente accentuato, sempre ieri, il declino del rendimento a due anni, più sensibile ai movimenti delle aspettative sui tassi, che ha perso 40 punti in seduta chiudendo a 3,10%, nuovo minimo dal 6 febbraio. Il trend ricalca quello della controparte Usa che si avvia verso la miglior settimana dal 1987 con i rendimenti in calo di oltre 66 punti base da venerdì.

 

Dollaro e yen in rialzo in quanto beni rifugio in un momento di turbolenza sui mercati per la vicenda di Credit Suisse.

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