Un fine 2009 al rialzo per Bond Usa, Bund tedeschi e tassi Irs.

Il miglioramento del clima economico in Usa e le preoccupazioni sulla capacità dei mercati di assorbire le programmate ingenti emissioni governative ha condotto al rialzo i Treasury che a loro volta trascinano il Bund tedesco e i tassi Irs.


8 gennaio 2010



Il rialzo dei rendimenti obbligazionari americani nel mese di dicembre è stato decisamente importante

con il Bond 10 che dal 3,20% di inizio scorso mese è salito fino al 3,75% alla vigilia di Natale

proseguendo successivamente fino al 3,85%; solo oggi pomeriggio dopo un deludente dato

occupazionale (-85mila posti di lavoro contro attese di invarianza) si è assistito ad un parziale rientro al

3,80% circa. I governativi a breve Usa hanno subito un analogo rialzo (il Bond 2 anni, per es. che era

allo 0,66% a inizio dicembre oggi è allo 0,95% circa). I motivi sono da ricercarsi nel miglioramento

del clima economico americano che potrebbe anticipare la fine della politica Fed di tassi zero.

L’inflazione tendenziale Usa ha inoltre compiuto un balzo passando da negativa (-0,2% a ottobre ) a

1,8% in novembre (dato che è stato comunicato in dicembre). Nei prossimi mesi l’inflazione

tendenziale salirà ancora portandosi verso il 2,70%, livello che potrebbe essere di riferimento per il

primo semestre. In tale scenario di inflazione e di un ritorno alla crescita ancorché sotto il potenziale, i

rendimenti obbligazionari Usa sono destinati a salire a meno di cocenti delusioni sul fronte dei

prossimi dati macro. Ipotizzare un rendimento medio ’10 del Bond 10 al 4,20% con un’inflazione

intorno al 2,70% (secondo le nostre elaborazioni) significherebbe avere tassi reali dell’1,50% cioè pari

alla media degli ultimi 5 anni. Su queste considerazioni si è inserita la preoccupazione su deficit e

debito Usa e sulla capacità del mercato di assorbire le ingenti future emissioni di carta governativa.

Questi motivi tuttavia erano già ben noti nei mesi scorsi e da soli spiegano solo parzialmente il rialzo

dei rendimenti Usa.

I Bund tedeschi sono stati coinvolti in minor misura dal rialzo dei Treasuries in quanto le prospettive di

crescita europea rimangono incerte; inoltre con un’inflazione che dovrebbe mantenersi ben sotto il 2%

(obiettivo Bce), non si intravedono molti spazi di rialzo. Il decennale tedesco (sceso oggi intorno al

3,35% dopo i pay- rolls Usa) è salito dal 3,15% dei primi giorni di dicembre fino al 3,25% della vigilia

natalizia, portandosi in questi primi giorni del 2010 a sfiorare il 3,40%, livelli che riteniamo

tendenzialmente di riferimento per i prossimi mesi (salvo eventuali momentanei rialzi al traino del

Bond Usa). Il rialzo dei governativi tedeschi ha coinvolto in particolar modo le scadenze 3-4 anni,

mentre poco mossa è stata la scadenza 2 anni.

I tassi Irs fanno registrare un rialzo sostanzialmente omogeneo (circa 10-12 cent.) rispetto a Natale su

tutte le scadenze (Irs 2-3-5-10 anni rispettivamente a 1,78%-2,18%-2,73%-3,52%). Essi hanno quindi

seguito solo parzialmente i Bund tedeschi con un conseguente restringimento degli spread più marcato

sui 3-5 anni. Tali spread sono oggi addirittura sotto i livelli pre-crisi 2007 sulla scadenza decennale

(0,17%) mentre si mantengono ancora sopra di 30 e 13 cent. rispettivamente (0,55% e 0,38%

rispettivamente gli spread attuali) sulle scadenze 2e 5 anni. Eventuali possibili movimenti al rialzo del

Bund 10 sono destinati quindi come minimo a riflettersi in pari intensità sui tassi Irs 10. Il tratto più

corto del medio/lungo termine (2 – 5 anni) sia per i Bund che per gli IRS sembrerebbe un po’ più

protetto da possibili nuove tensioni provenienti dall’obbligazionario USA.

L’Euribor 3 mesi ha segnato oggi il nuovo minimo storico a 0,691% favorito dalla sempre abbondante

liquidità e dall’ingente ricorso ai depositi presso la Bce lievitati a 175 mld che continuano a mantenere

decisamente compressi i tassi a brevissimo (Eonia). I tassi Future Euribor 3 mesi si sono invece

decisamente impennati sulle scadenze del ’11 (al traino dei tassi IRS), mentre quelle ’10 sono

addirittura scese sul primo semestre. Il mercato conferma ampiamente l’attesa di un P/T Bce fermo

almeno fino all’autunno.

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