E’ vera ripartenza in Usa?

Non si fa attendere la reazione dei tassi a medio lungo termine americani e di quelli attesi Libor Usd 3 mesi alle nuove positive indicazioni macroeconomiche. I tassi europei seguono solo parzialmente essendo l'economia Ue ancora alle prese con molti nodi da sciogliere.



6 aprile 2010

I tassi Euro resistono egregiamente ad una serie di fattori che potenzialmente potevano sancire una loro inversione di tendenza. Gli Usa hanno creato nel mese di marzo 162mila nuovi posti di lavoro come indicato dai dati di venerdì scorso; l’indice Ism servizi comunicato ieri è salito oltre le aspettative. La conferma che il ciclo Usa si è riavviato in modo robusto ha alimentato l’ipotesi che a questo punto la Fed possa abbandonare la politica di tassi zero. I tassi Future sul Libor Usd 3 mesi si sono mossi al rialzo e i Bond 10 Usa (oggi 3,95%) hanno toccato il 4%, cosa che non avveniva da oltre 10 mesi, con un balzo di oltre 15 centesimi. Il Bund tedesco 10 anni appare poco coinvolto dal rialzo del gemello americano. Il Bond USA 10 da metà marzo è salito di circa 30 centesimi mentre il Bund (oggi 3,12%) risulta addirittura in marginale flessione (-3 cent.). Questo nonostante i più recenti indici anticipatori abbiano confermato la ripresa in corso in Europa, le borse siano salite e soprattutto l’inflazione di marzo (1,5% tendenziale) sia risultata nettamente superiore alle attese (1,1%). Su questo fronte l’indebolimento dell’Euro e il recente rialzo delle materie prime potrebbero condurre nei prossimi mesi a qualche sorpresa, anche se l’inflazione “core” continua a mantenersi decisamente bassa (sotto l’1%). Queste evidenze lascerebbero presagire a rialzi dei tassi Euro a medio lungo, ma difficilmente assisteremo a “strappi” verso l’alto nell’immediato, almeno fin tanto che la parte a breve non inizierà a mostrare segni di inquietudine. Attendersi un ulteriore irripidimento della curva dei rendimenti appare infatti poco probabile (lo spread Bund 10-2 anni a 214 bp è vicino ai massimi assoluti). I tassi a breve, a loro volta, sono sì destinati a salire, ma una Bce che potrebbe mantenere il P/T invariato all’1% per i prossimi 12 – 14 mesi, ne ritarderebbe decisamente il rialzo. I tassi Irs 10 e 5 anni (3,32%-2,44%), influenzati dall’andamento sostanzialmente stabile del Bund, si muovono sugli stessi livelli di metà marzo e ben difficilmente potranno registrare quotazioni inferiori nel prossimo futuro; i corrispondenti spread sui rendimenti dei Bund (0,20% a 10 anni, 0,27% a 5 anni) risultano infatti relativamente bassi e quindi ben difficilmente comprimibili. All’opposto, sarà altresì difficile assistere a significativi movimenti rialzisti per l’effetto condizionante dei bassi tassi a breve. Diverso è infatti il discorso per i tassi Irs a medio - breve termine (2-3 anni oggi all’1,50% - 1,85%), dove lo spread rispetto ai Bund continua a mantenersi relativamente elevato (range 0,50% - 0,60%), costituendo un potenziale cuscinetto per assorbire possibili rialzi dei Bund corti. A sua volta, lo spread tra Euribor e strumenti di impiego interbancario privi di rischio (ovvero gli Eonia overnight swap – cosiddetti OIS) si sta pian piano riducendo, dopo un bimestre di sostanziale immobilismo (febbraio-marzo tra 0,28% e 0,29%). Il dato odierno sulla scadenza 3 mesi (Euribor 0,64%) registra uno scarto attorno allo 0,25%, nuovi minimi dall’inizio della crisi dei mercati interbancari nell’agosto 2007. Tale movimento, se dovesse proseguire, costituirà in prospettiva un elemento di parziale protezione a favore dell’Euribor, nell’ambito del processo di normalizzazione che vedrà prima o poi l’avvicinamento dei tassi interbancari Overnight ai tassi ufficiali della BCE. li Usa hanno creato nel mese di marzo 162mila nuovi posti di lavoro come indicato dai dati di venerdì scorso; l’indice Ism servizi comunicato ieri è salito oltre le aspettative. La conferma che il ciclo Usa si è riavviato in modo robusto ha alimentato l’ipotesi che a questo punto la Fed possa abbandonare la politica di tassi zero. I tassi Future sul Libor Usd 3 mesi si sono mossi al rialzo e i Bond 10 Usa (oggi 3,95%) hanno toccato il 4%, cosa che non avveniva da oltre 10 mesi, con un balzo di oltre 15 centesimi. Il Bund tedesco 10 anni appare poco coinvolto dal rialzo del gemello americano. Il Bond USA 10 da metà marzo è salito di circa 30 centesimi mentre il Bund (oggi 3,12%) risulta addirittura in marginale flessione (-3 cent.). Questo nonostante i più recenti indici anticipatori abbiano confermato la ripresa in corso in Europa, le borse siano salite e soprattutto l’inflazione di marzo (1,5% tendenziale) sia risultata nettamente superiore alle attese (1,1%). Su questo fronte l’indebolimento dell’Euro e il recente rialzo delle materie prime potrebbero condurre nei prossimi mesi a qualche sorpresa, anche se l’inflazione “core” continua a mantenersi decisamente bassa (sotto l’1%). Queste evidenze lascerebbero presagire a rialzi dei tassi Euro a medio lungo, ma difficilmente assisteremo a “strappi” verso l’alto nell’immediato, almeno fin tanto che la parte a breve non inizierà a mostrare segni di inquietudine. Attendersi un ulteriore irripidimento della curva dei rendimenti appare infatti poco probabile (lo spread Bund 10-2 anni a 214 bp è vicino ai massimi assoluti). I tassi a breve, a loro volta, sono sì destinati a salire, ma una Bce che potrebbe mantenere il P/T invariato all’1% per i prossimi 12 – 14 mesi, ne ritarderebbe decisamente il rialzo. I tassi Irs 10 e 5 anni (3,32%-2,44%), influenzati dall’andamento sostanzialmente stabile del Bund, si muovono sugli stessi livelli di metà marzo e ben difficilmente potranno registrare quotazioni inferiori nel prossimo futuro; i corrispondenti spread sui rendimenti dei Bund (0,20% a 10 anni, 0,27% a 5 anni) risultano infatti relativamente bassi e quindi ben difficilmente comprimibili. All’opposto, sarà altresì difficile assistere a significativi movimenti rialzisti per l’effetto condizionante dei bassi tassi a breve. Diverso è infatti il discorso per i tassi Irs a medio - breve termine (2-3 anni oggi all’1,50% - 1,85%), dove lo spread rispetto ai Bund continua a mantenersi relativamente elevato (range 0,50% - 0,60%), costituendo un potenziale cuscinetto per assorbire possibili rialzi dei Bund corti. A sua volta, lo spread tra Euribor e strumenti di impiego interbancario privi di rischio (ovvero gli Eonia overnight swap – cosiddetti OIS) si sta pian piano riducendo, dopo un bimestre di sostanziale immobilismo (febbraio-marzo tra 0,28% e 0,29%). Il dato odierno sulla scadenza 3 mesi (Euribor 0,64%) registra uno scarto attorno allo 0,25%, nuovi minimi dall’inizio della crisi dei mercati interbancari nell’agosto 2007. Tale movimento, se dovesse proseguire, costituirà in prospettiva un elemento di parziale protezione a favore dell’Euribor, nell’ambito del processo di normalizzazione che vedrà prima o poi l’avvicinamento dei tassi interbancari Overnight ai tassi ufficiali della BCE.

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