Il Bund 2 anni tedesco sotto l’1% per la prima volta.

Le preoccupazioni sul fronte dei conti pubblici di Grecia, Spagna e Portogallo hanno condotto ad un generalizzato aumento dell’avversione al rischio. A farne le spese sono state le borse internazionali, i titoli periferici europei, i cui spread contro i più sicuri Bund tedeschi sono schizzati verso l’alto, e l’Euro sceso sotto 1,37 contro Dollaro. Scarso l’impatto dei dati occupazionali americani di venerdì pomeriggio che hanno visto una riduzione dei posti di lavoro di 20mila unità (attese +5mila) ma con un tasso disoccupazione sceso al 9,7% dal 10,1% di dicembre.


5 febbraio 2010


Complessivamente in settimana i rendimenti dei Bund sono risultati in calo su tutte le scadenze con

quella a 2 anni che si presenta sotto l’1% per la prima volta. Il Bund 10 scende al 3,12%, dal 3,21% di

venerdì scorso. La discesa dei titoli tedeschi ha trovato sostegno sia dal calo delle borse sia dallo

switch con i periferici europei. Visto lo stretto legame Bund – Irs specie sulle scadenze medio lunghe, i

tassi Irs 5-10 anni hanno beneficiato del ribasso dei governativi tedeschi di pari durata; l’Irs 10 anni

oggi lo troviamo al 3,34% dal 3,44% di venerdì scorso, su livelli comunque ancora sopra i minimi

degli ultimi 12 mesi (3,27%) e il minimo storico di sett. 2005 (3,14%). I tassi IRS su tutte le scadenze

fino a 5 anni sono oggi invece sui nuovi minimi storici. La scadenza 5 anni scende al 2,51% dal 2,63%

della scorsa settimana; il tasso 2 anni scende per la prima volta sotto l’1,60% (1,58%), mentre il 3 anni

sfonda abbondantemente il 2% arrivando all’1,94%. Il ribasso sul tratto 2/3 anni dei tassi IRS è stato

inferiore a quello registrato dai Bund, conseguentemente ad un allargamento di circa 5 cent. dei

rispettivi spread che balzano nella fascia 0,55% - 0,60%, denotando come i mercati vedano ancora

pericoli di instabilità per il mercato interbancario su tale arco temporale.

L’ingente liquidità sempre presente in attesa dell’operazione di fine tuning di martedì prossimo sta

gonfiando i depositi presso la Bce (oltre 250 mld) e permette ulteriore ritocco al ribasso del fixing

Euribor 3 mesi (0,663%). A loro volta, I tassi Future Euribor 3 mesi, coerentemente con la discesa dei

tassi Irs registrano un significativo ribasso portandosi anch’essi sui minimi di sempre; per dicembre

’10, l’Euribor 3 mesi è visto scendere sotto l’1,40%; per giugno ’11 all’1,80% e per fine prossimo anno

al 2,20% circa. Unica scadenza a salire, rispetto ai dati della scorsa settimana, è stata quella più

ravvicinata di marzo (0,71%) influenzata probabilmente dal fatto che in occasione della riunione di

inizio prossimo mese la Bce si pronuncerà sul programma di uscita dalle misure straordinarie a

sostegno del credito varate nell’ultimo anno e mezzo. Questo appuntamento potrebbe portare qualche

tensione sui tassi a brevissimo termine visto che l’obiettivo Bce (P/T fermo all’1% alla riunione di

giovedì scorso) sarà quello di riportarli su valori più prossimi al P/T, mentre oggi (Eonia allo 0,31%)

sono schiacciati verso il tasso depo (0,25%). Con una crescita europea precaria e disomogenea e con

un’inflazione che ancora giovedì la Bce ha affermato di vedere assolutamente sotto controllo, i mercati

si stanno tuttavia convincendo che difficilmente si possano ipotizzare interventi sul livello del P/T nel

corso del ’10; in questo caso rimarrebbe solo più una manciata di centesimi di ribasso a disposizione

per le attese Euribor per fine ’10 (nostra previsione 1,35%, livello coerente con un P/T all’1%, con una

situazione normalizzata della liquidità e un Overnight appena sopra il P/T e un “premio - rischio” per

la provvista interbancaria a 3 mesi).

Sui tassi a medio/lungo è difficile esprimersi in questa fase: da un lato un eventuale recrudescenza dei

problemi in atto lascerebbe spazio ad ulteriori significative riduzioni per i tassi più lunghi (minimo del

Bund 10 ultimi 12 mesi a 2,93%); dall’altro il tasso di inflazione Ue 2010, per basso che sia, sarà

comunque di circa l’1% più alto del 2009: questo rende gli attuali rendimenti a lungo sottostimati.

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