Il sentiment di avversione al rischio che sta caratterizzando i mercati nelle ultime sedute ha premiato ieri la carta tedesca più di quella italiana, mentre gli operatori restano particolarmente nervosi in vista delle prossime comunicazioni trumpiane in tema di dazi.
La Casa Bianca dovrebbe annunciare domani una nuova serie di dazi reciproci. I dettagli sono scarsi al momento, ma Trump ha dichiarato nella tarda serata di domenica che tutti gli Stati saranno colpiti e ha pubblicato ieri una lunga lista di politiche e regolamenti di paesi stranieri che considera barriere commerciali.
Gli investitori sembrano propendere per l'idea che le nuove tariffe avranno un impatto più forte sul rallentamento della crescita che sul surriscaldamento dei prezzi, inducendo le banche centrali ad ammorbidire ancora la propria politica.
La retorica prudente dei banchieri Bce - persino dal lato delle colombe - suggerisce che l'esito del meeting di aprile sia più aperto di quanto i mercati scontino al momento: dopo l'annuncio delle nuove tariffe Usa sulle auto i futures hanno visto salire le scommesse su un nuovo taglio da 25 pb all'85%.
A sostenere il percorso di discesa del costo del denaro nel blocco, il prosieguo del processo di disinflazione, segnalato anche ieri da numeri sui prezzi tedeschi inferiori alle attese, con un tendenziale armonizzato scivolato al 2,3% a marzo dal 2,6% del mese prima.
In mattinata arriverà la stima complessiva cpi flash, che secondo il consensus dovrebbe vedere un al 2,2% annuo dal 2,3% di febbraio, con una inflazione "core" anch'essa in marginale raffreddamento al 2,5% dal 2,6%.
Ulteriori spunti sul fronte della crescita arriveranno dalle letture finali dei Pmi manifatturieri di marzo, con l'indice del blocco che dovrebbe confermare il 48,7 del preliminare, evidenziando un allentamento della contrazione del settore.
Nel primo pomeriggio i numeri sull'andamento della manifattura negli Stati Uniti, con la diffusione dei dati Ism di marzo, mese in cui gli analisti si attendono la discesa dell'indice sotto quota 50 - livello che separa l'espansione dalla contrazione -, a quota 49,5.
Da monitorare anche i dati Jolts sulle offerte di lavoro, visti in leggero aumento a febbraio, in attesa delle statistiche sui payroll di marzo in calendario venerdì, cruciali per misurare la tenuta dell'economia statunitense in questi primi turbolenti mesi della presidenza Trump e di conseguenza nel definire le aspettative sui tassi Fed.
Non si arresta la corsa dell'oro, consueto rifugio degli investitori nelle fasi di forte incertezza. Il prezioso ha toccato stamani un nuovo record a 3.145,38 dollari l'oncia.