L'economia della zona euro è entrata in una recessione tecnica nei primi tre mesi del 2023, secondo quanto emerge dai dati pubblicati da Eurostat, ed alcuni segnali indicano che i rialzi dei tassi della banca centrale ridurranno le prospettive di crescita futura della regione. Il Pil dei 20 Paesi della zona euro è calato dello 0,1% nel primo trimestre rispetto all'ultimo trimestre del 2022, quando, ugualmente, il Pil era diminuito dello 0,1%, un dato rivisto rispetto a una precedente lettura che risultava pari a zero. Due trimestri consecutivi di contrazione sono comunemente descritti come una recessione tecnica. La domanda interna non vede un buon momento, la spesa pubblica del primo trimestre ha assistito alla più grande contrazione mai registrata, fatta eccezione per il periodo della prima ondata di lockdown legati al coronavirus nel 2020. In futuro, la crescita rimarrà debole nonostante il calo dei prezzi dell'energia all'ingrosso, poiché l'inasprimento della politica monetaria frena gli investimenti e le pressioni inflazionistiche ancora presenti limitano i consumi.
Gli economisti si aspettano che la crescita trimestrale rimbalzi di un seppur modesto 0,2% in ciascuno dei restanti tre trimestri di quest'anno e suggeriscono che la Banca centrale europea decida per rialzi di altri 25 punti base sia nella riunione di giugno che in quella di luglio, nel tentativo di contrastare l'inflazione ostinata.
Ciò porterebbe il tasso di deposito della Bce al 3,75%, in una stretta senza precedenti di 425 punti base, da quando lo scorso luglio la banca ha spostato i tassi dal territorio negativo.
Il Pil è aumentato dell'1,0% nel primo trimestre rispetto a un anno prima, una lettura inferiore rispetto alla stima flash che si attendeva un incremento dell'1,3% pubblicata il 16 maggio. Le attese erano per un'espansione annua dell'1,2% e una crescita zero nel trimestre. La revisione è dovuta principalmente a una seconda stima dell'ufficio statistico tedesco, che ha mostrato come all'inizio del 2023 la prima economia della zona euro si trovasse in recessione.
Una recessione era attesa verso la fine dello scorso anno, quando la zona euro ha dovuto fare i conti con i prezzi elevati di energia e generi alimentari e con l'attenuarsi del boom nelle spese del periodo post-pandemico. Tuttavia, dalle stime iniziali risultava che la regione avesse evitato questa situazione.
Eurostat ha informato che la spesa delle famiglie si è abbassata di 0,1%, la spesa pubblica 0,3% e le variazioni delle scorte 0,4%. Gli investimenti fissi lordi sono saliti di 0,1 punti e il commercio netto di altri 0,7 punti, grazie al calo delle importazioni.
Al contrario, la crescita dell'occupazione ha visto un'accelerazione all'inizio del 2023, salendo allo 0,6% nel primo trimestre dallo 0,3% del quarto trimestre del 2022, in linea con le stime precedenti. L'aumento su base annua è stato dell'1,6%.
L’aumento delle nuove richieste di sussidio di disoccupazione negli Usa ha contribuito ieri a riportare giù i tassi di mercato.
La seduta di ieri ha visto i rendimenti euro scendere dai recenti massimi, tra la cautela degli investitori in vista dei board Fed e Bce della prossima settimana.
La Federal Reserve statunitense dovrebbe astenersi, mercoledì, dall'inasprire la politica monetaria per la prima volta dal gennaio 2022, mentre la Banca centrale europea il giorno dopo dovrebbe aumentare i tassi di 25 punti base.
A maggio i prezzi alla produzione cinesi sono scesi al ritmo più veloce degli ultimi sette anni e oltre le previsioni, appesantiti dalla debolezza della domanda e mentre la ripresa resta fragile. L'indice Ppi è sceso per l'ottavo mese consecutivo, con un calo del 4,6% su anno contro attese a -4,3%.
I prezzi al consumo nello stesso mese sono aumentati dello 0,2% su base annua, accelerando rispetto all'aumento dello 0,1% di aprile, ma mancando la previsione di un incremento dello 0,3%.