Poco mossi i rendimenti e i tassi eurozona dopo la pubblicazione dei PMI. L'attività delle imprese della zona euro è tornata inaspettatamente a crescere, in modo moderato, nel mese di gennaio, dando così segnali che la crisi dell'area potrebbe non essere così profonda come si temeva e che l'unione monetaria potrebbe sfuggire alla recessione. Il Composite Purchasing Managers' Index (Pmi), considerato un buon indicatore della salute economica generale della zona euro, è salito questo mese a 50,2 da 49,3 di dicembre. Per la prima volta da giugno, a gennaio l'indice ha superato la soglia di 50 punti - che separa la crescita dalla contrazione - e la lettura ha superato la previsione media di 49,8. Il sondaggio porta indubbiamente buone notizie che suggeriscono che un'eventuale flessione sarà probabilmente molto meno grave di quanto temuto in precedenza e che una recessione potrebbe essere evitata del tutto. L'inverno finora mite, il calo dei prezzi del gas e i recenti dati economici positivi hanno fatto sì che alcune previsioni di crescita trimestrale siano state aggiornate. A dimostrazione di un maggiore ottimismo, questo mese le aziende hanno aumentato gli organici a un ritmo più sostenuto. L'indice sull'occupazione è salito a un massimo di tre mesi di 52,5 rispetto a 51,9 di dicembre. Il Pmi relativo ai servizi, settore dominante in Europa, ha sorpreso in positivo, raggiungendo un massimo di sei mesi di 50,7. Il valore era di 49,8 a dicembre. A dicembre si era attestato a 49,8, contro le previsioni di 50,2. Tuttavia, l'area non è ancora fuori pericolo, poiché la domanda continua a diminuire, ma solo a un ritmo ridotto. PMI Usa superiori alle attese ma sotto la soglia di 50, spartiacque tra crescita e contrazione dell’economia.
CAFFE’ ESPRESSO
25 gennaio 2023 - Dai PMI europei indicazioni positive.
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