Borse europee indecise sulla direzione da prendere, tassi in leggero rientro dai picchi di ieri, dollaro debole dopo il rialzo di ieri, petrolio in calo, sempre per via dell'aumento delle riserve Usa e dell'attività di estrazione che compensa i tagli all'offerta varati dai Paesi Opec e non Opec.
In base ai numeri preliminari Insee, il 2016 per l’Italia si è chiuso con una crescita media di 1,1%, di poco inferiore all'1,2% dell'anno precedente, con un quarto trimestre al ritmo dello 0,4% dal +0,2% del terzo trimestre.
Si è conclusa con la prevista conferma del costo del denaro e un giudizio sulle prospettive economiche -- soprattutto di inflazione -- che resta positivo l'ultima riunione di politica monetaria di Banca del Giappone. L'istituto centrale nipponico prevede una ripresa sufficientemente solida da ricondurre i prezzi al consumo verso l'obiettivo di 2%, con una stima di 1,5% per il nuovo anno fiscale che si apre il primo aprile. Rivista al rialzo la previsione sulla crescita potenziale, portata a 0,5% dal precedente 0/0,5%. Confermati l'importo del programma di acquisto asset a 80.000 miliardi di yen l'anno, i tassi negativi (-0,1%) e il target per i rendimenti sui titoli di Stato a dieci anni intorno a zero.
In un settimana densa di appuntamenti con le banche centrali per la zona euro il focus è un evento a Francoforte, a cui interviene Draghi. Complici i dati di ieri sull'inflazione tedesca, salita ai massimi da tre anni e mezzo in gennaio, si rafforzano le pressioni su Francoforte per una progressiva riduzione dello stimolo monetario. Ieri Nowotny ha preannunciato per giugno una revisione della politica monetaria Bce, sottolineando però che non ci sarà alcuna decisione su un eventuale 'tapering'. Ma in tema di inflazione il banchiere centrale ha ricordato che la Bce concentra la propria analisi sul dato 'headline', non su quello 'core'.
Dopo i dati sui prezzi al consumo in Germania, arrivano quelli dell'intera zona euro che dovrebbero confermare un percorso di avvicinamento progressivo al target del 2%, almeno per quel che riguarda l'indice generale. Il preliminare di gennaio è atteso all'1,6% tendenziale rispetto all'1,1% del mese precedente. Stima invece invariata, a quota 0,9%, per l'inflazione al netto di alimentari freschi ed energia.
I Btp sembrano destinati a incontrare nuove difficoltà, schiacciati da una combinazione di fattori esterni -- le aspettative di risalita dell'inflazione nella zona euro -- e interni, incertezza politica in testa. Lo spread su Bund è salito fino a 190 pb (massimo dal 28 novembre) e il tasso decennale al 2,35% (massimo da luglio 2015). Allo stesso tempo lo spread Italia/Spagna ha toccato i 72 pb, quota che non si vedeva da cinque anni. Il mercato teme in particolare elezioni anticipate, il cui esito potrebbe rivelarsi in ogni caso poco allettante: o una vittoria delle forze anti euro oppure un nuovo governo pro euro, sostenuto però da una maggioranza debole e incerta.
Ancora sotto pressione il dollaro, appesantito dai toni particolarmente accesi di Donald Trump che mettono invece le ali allo yen, tradizionale divisa rifugio.
DATI MACROECONOMICI
GERMANIA
Vendite al dettaglio dicembre
ZONA EURO
Stima inflazione gennaio
Stima flash Pil trim4
Tasso disoccupazione dicembre
USA
Costo lavoro settore privato trim4
Indice caseShiller novembre
Pmi Chicago gennaio
Fiducia consumatori gennaio
ASTE DI TITOLI DI STATO
EUROPA
Gran Bretagna, line Gilt 2026, cedola 1,50%.
USA
52 settimane scadenza 1/2/2018.
BANCHE CENTRALI.
USA
Washington, inizia Fomc; termina l'1 febbraio.