Dopo oltre un mese di movimento laterale compreso tra 1,295 e 1,32, l’Eurousd perde terreno portandosi sotto 1,29. E’ il gap tra la crescita Usa ed Ue ad avvantaggiare il biglietto verde. Deludono le stime del Pil primo trimestre 2013 sulla zona Euro: la tanto agognata ripresina attesa nel secondo semestre sta allontanandosi sempre più. Anche la Germania risente della debolezza della crescita dei suoi partners.
Le indicazioni macro sono il principale market mover sul forex in questa fase: intanto gli operatori immaginandosi un Europa in difficoltà a ritrovare la via della crescita e gli Usa invece pimpanti, stanno posizionandosi sul Dollaro.
L’unico motivo che potrebbe avvantaggiare la moneta unica è una continuazione del trend rialzista delle borse. Si respira un clima di ottimismo con alcuni indici azionari che segnano nuovi massimi storici. In queste fasi le notizie negative passano in secondo piano e quelle positive vengono ingigantite.
L’enorme liquidità presente potrebbe favorire ancora i mercati azionari ma non è detto che questo si rifletta in un rialzo automatico dell’Euro.
I recenti dati migliori delle attese provenienti dagli Usa hanno riattizzato le speranze di assistere ad una solida ripresa e quindi ad una revisione del quantitave easing da parte della Fed in termini meno espansivi; ciò sta permettendo al Dollaro di rafforzarsi. L’Usdyen ha infranto senza esitazioni 100 per poi allungare fin sopra 102; l’Eurousd da area 1,315-1,32 si presenta oggi poco sotto 1,29; l’Euroyen sale oltre 132.
Quanto sta avvenendo evidenzia come i mercati siano alla spasmodica ricerca di indicazioni macro in grado di chiarire se nel secondo semestre si assisterà alla tanto agognata fase di ripresa. Questo è il punto fondamentale che determinerà il trend a medio termine: in particolare se il ciclo Usa si rafforzasse allora il Dollaro potrebbe approfittarne in modo anche marcato; viceversa se fossero i dati Ue ad essere ottimistici, l’Euro avrebbe un potenziale rialzista ma inferiore a quello che nel caso precedente avrebbe il Dollaro. In sostanza buoni dati Usa significa una Fed che interrompe il quantitative easing con un impatto positivo sull’Usd; buoni dati Ue significa “solo” una Bce che non taglierà più.
Il potenziale di ripresa appare superiore negli Usa per cui tendenzialmente attendiamo dati migliori dagli Usa che dall’Europa: se ciò trovasse conferma potrebbe essere messa in discussione strutturalmente la parte bassa del range 1,295-1,32 che ha caratterizzato l’ultimo mese di quotazioni dell’Eurousd; la recente discesa sotto 1,29, a meno di un pronto ritorno del cross sopra 1,30 apre la porta a un recupero del biglietto verde con primi obiettivi a 1,28-1,275.