CAFFE’ ESPRESSO

19 giugno 2025 - Una Fed dai toni restrittivi ha lasciato invariati i tassi.

Nonostante le reiterate pressioni della Casa Bianca per un taglio dei tassi, la Federal Reserve ha deciso ieri sera all'unanimità, come da pronostici, di lasciare invariato il costo del denaro.

I policymaker hanno segnalato che è probabile che i tassi scendano ancora quest'anno - nei dot plot si confermano due riduzioni da 25 pb entro dicembre - ma hanno rallentato il ritmo complessivo del successivo allentamento a fronte di un aumento dell'inflazione stimata, derivante dalle politiche tariffarie.

Nelle nuove proiezioni economiche, i banchieri hanno delineato un quadro moderatamente stagflazionistico, con una crescita in decelerazione all'1,4% quest'anno, una disoccupazione in aumento al 4,5% e un'inflazione che si concluderà al 3% nel 2025, ben al di sopra del livello attuale.

Parlando come di consueto al termine del Fomc, Jerome Powell ha usato toni piuttosto hawkish, affermando che la politica monetaria - al momento "moderatamente restrittiva" - deve ancora imporre un certo freno all'economia, dato l'attuale livello dei prezzi.

Poche ore prima della conferenza stampa, Donald Trump lo aveva ancora una volta pesantemente attaccato, definendolo "stupido" perché troppo in ritardo nella riduzione dei tassi e aggiungendo di star pensando all'idea di nominare se stesso alla guida della banca centrale. Un'uscita anticipata di Powell - il cui mandato scade nel maggio 2026 - potrebbe causare notevole disagio nei mercati, dicono gli analisti.

 

I mercati globali si sono mostrati sinora piuttosto resilienti, un fatto per certi versi sorprendente se si considera il flusso incessante di notizie potenzialmente market-mover.

Le piazze statunitensi rimarranno chiuse per festività oggi.

 

Dopo esser balzate del 9% venerdì scorso, le quotazioni del petrolio sono salite ulteriormente questa settimana ma ad un ritmo più blando.

Evidentemente il mercato ritiene improbabili un'ulteriore escalation del confronto Israele/Iran e la chiusura dello Stretto di Hormuz, per cui transitano un quinto delle forniture mondiali.

 

L'istituto centrale britannico si pronuncerà a metà giornata sui tassi, che dovrebbe mantenere stabili al 4,25%, stando alle aspettative. Dati di ieri hanno mostrato un raffreddamento dell'inflazione a maggio al 3,4% su anno, in linea con il consensus, ma il rialzo dei prezzi degli energetici e la situazione in Medio Oriente potrebbero spingere i banchieri ad un approccio cauto.

In mattinata, prima della decisione della BoE, arriveranno quelle degli istituti centrali di Svizzera e Norvegia. La Banca nazionale svizzera dovrebbe tagliare di almeno un quarto di punto per portare i tassi a zero se non in territorio negativo, data la forza del franco, mentre Norges Bank dovrebbe rimanere ferma ma potrebbe rivedere le prospettive sui tassi segnalando una riduzione a settembre.

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