29 gennaio 2010
Pesa sulle borse internazionali la volontà di Obama di regolamentare il settore bancario e la stretta
creditizia cinese. Alcuni dati Usa (indice prezzi immobili, richieste sussidi) hanno inoltre indotto gli
operatori ad una maggiore prudenza sulla capacità di ripresa Usa. Torna invece un po’ di ottimismo
oggi con la prima stima sul Pil IV trim. al 5,7% ann.to contro attese del 4,6%. Il Bond USA 10
complessivamente in settimana sale dal 3,62% al 3,67%.
Il calo delle borse non è riuscito a condurre il rendimento del Bund 10 sotto il 3,20% se non
momentaneamente. I titoli tedeschi avrebbero inoltre potuto beneficiare delle difficoltà di Grecia e
Portogallo (quest’ultimo in odore di downgrade) con i titoli periferici che sono stati ampiamente
venduti per acquistare i più sicuri Bund. Infine la stima flash dell’inflazione europea di gennaio (1%
tend.) è risultata decisamente inferiore alle attese (1,2%), dato a cui dovrebbe corrispondere una
variazione mensile negativa di circa 0,7% (la stima flash prevede solo il tendenziale, la variazione
mensile verrà fornita a metà febbraio). Nonostante tale insieme di circostanze favorevoli ad un ribasso
dei rendimenti, il Bund 10 è rimasto sostanzialmente invariato dimostrando che il 3,20% è un livello
difficilmente abbattibile in modo strutturale. L’Irs 10 anni, strettamente legato al Bund 10, trova a sua
volta difficoltà a scendere sotto il 3,40%. I livelli attuali sull’Irs 10 anni (3,44%) non sembrano
migliorabili; oltretutto lo spread Irs – Bund è praticamente sui livelli pre-crisi subprime (0,20%-0,25%)
e quindi non offre più protezione in caso di rialzi dei governativi tedeschi. I Bund nei prossimi mesi si
troveranno alle prese con ingenti emissioni che potrebbero condurre a pressioni rialziste sui
rendimenti. Pur se non vediamo pericoli di fughe improvvise verso l’alto, riteniamo che il 3,30%-
3,40% per il Bund 10 e il 3,50%-3,65% per l’Irs 10 possano essere considerati a tendere di più corretto
riferimento per i prossimi mesi.
L’Irs 5 anni (2,63%) si ripresenta sul medesimo livello della scorsa settimana, mentre i tassi Irs 2-3
anni (1,69%-2,08%) si increspano di circa 4 centesimi grazie al contestuale rialzo dei tassi Future
Euribor 3 mesi che sono saliti specie sul tratto giugno - dicembre ’10 (tra 7 e 8 cent). Gli attuali livelli
dei tassi Future prevedono un rialzo per l’Euribor 3 mesi dallo 0,665% del fixing di oggi allo 0,96%
per giugno e 1,52% per fine anno. A metà ’11 l’Euribor è visto al 2% e a dicembre al 2,41%.
Il rialzo (seppur non eccessivo) dei tassi Future per la seconda parte del ’10 appare legato ad una
maggior fiducia sulla crescita Ue (indice Ifo, fiducia consumatori e revisione al rialzo delle stime di Pil
’10 da parte del governo tedesco dall’1,2% all’1,4%) e ad alcune dichiarazioni “aggressive”di
esponenti di politica monetaria. Non escludiamo tuttavia che tale movimento possa nel breve rientrare
visto che l’inflazione rimarrà decisamente bassa nel corso del ’10-’11; inoltre la crescita appare ancora
molto disomogenea e l’ingente liquidità sul mercato interbancario contribuirà per quasi tutto l’anno a
mantenere anormalmente compressi verso il tasso depo (tasso a cui la Bce remunera overnight i
depositi delle sue banche, attualmente pari a 0,25%) i tassi a brevissimo termine (Eonia).
A corroborare tale ipotesi, la constatazione che in settimana sono ulteriormente aumentati i depositi
presso la Bce. I tassi Future Euribor si sono inoltre mossi al rialzo nonostante la sostanziale neutralità
di quelli sul Libor Usd 3 mesi. Un eventuale rientro sui tassi Future Euribor aprirebbe ad una possibile
nuova limatura dei tassi Irs a breve, sempre che nel frattempo non inizino a muoversi, come previsto, i
rendimenti decennali.