Poca fiducia sull’interbancario: depositi Bce in aumento

Le dichiarazioni del presidente Bce a ruota della decisione di lasciare invariato il P/T all’1%, hanno

pienamente rispettato le attese: l’inflazione rimarrà sotto controllo e la crescita pare ancora incerta e

disomogenea. L’inflazione Ue comunicata oggi relativa a dicembre conferma queste attese (0,3%

mese; 0,9% tend.). Su questo scenario tendenzialmente favorevole ad una distensione dei tassi, si sono

inseriti i dati Usa sulle vendite al dettaglio di dicembre (-0,3%) risultati decisamente poco

incoraggianti (attese +0,5%) e che hanno contribuito a gettare alcune ombre sulla sostenibilità della

ripresa.


15 gennaio 2010


Le dichiarazioni del presidente Bce a ruota della decisione di lasciare invariato il P/T all’1%, hanno

pienamente rispettato le attese: l’inflazione rimarrà sotto controllo e la crescita pare ancora incerta e

disomogenea. L’inflazione Ue comunicata oggi relativa a dicembre conferma queste attese (0,3%

mese; 0,9% tend.). Su questo scenario tendenzialmente favorevole ad una distensione dei tassi, si sono

inseriti i dati Usa sulle vendite al dettaglio di dicembre (-0,3%) risultati decisamente poco

incoraggianti (attese +0,5%) e che hanno contribuito a gettare alcune ombre sulla sostenibilità della

ripresa. L’ottima accoglienza riservata alle aste di titoli governativi ha contribuito ad attenuare i timori

sulla capacità dei mercati di assorbire l’ingente quantità di emissioni previste nel ’10 (nel primo

semestre importi maggiori rispetto al secondo). I Bond Usa non hanno inoltre risentito del balzo

dell’inflazione tendenziale di dicembre salita al 2,7% dall’1,8% di novembre (era negativa a

settembre). Il calo dei tassi a medio termine è inoltre avvenuto in una settimana in cui i mercati

azionari sono risultati sostanzialmente neutrali: alle indicazioni congiunturali inferiori alle attese si

sono contrapposti i buoni risultati societari di alcuni gruppi Usa e i dati cinesi di inizio settimana

relativi all’import-export. Il calo dei tassi non fronteggiato da un calo delle Borse corrobora l’attuale

convinzione del mercato in senso ribassista sui tassi e ribalta il sentimento vigente a inizio anno.

Tale contesto ha portato ad un significativo calo dei rendimenti governativi a medio/lungo termine

complessivamente omogeneo su tutte le durate 2-10 anni e pari a circa 12 bp (oggi: Bund 2 anni 1,14%

e 10 anni 3,27%). Diverso l’impatto sui tassi Irs, dove sono state le scadenze a breve 2-3 anni a trarre

maggior beneficio; gli Irs 2-3 anni oggi rispettivamente all’1,68% e 2,08% sono scesi di circa 10

centesimi in settimana riportandosi in prossimità dei minimi di metà - fine dicembre. I tassi Irs 5-10

(2,65% - 3,48%) sono scesi invece di 5 centesimi circa e distano ancora 5 – 7 centesimi dai minimi di

dicembre.

Coerentemente con il calo dei tassi Irs a breve si sono mossi i tassi Future Euribor 3 mesi; la discesa

riguarda tutte le scadenze anche se l’intensità è stata maggiore sulle scadenze a partire dall’autunno

’10. L’Euribor 3 mesi che al fixing odierno segna un nuovo record (0,68%), è visto per la prima volta

non in rialzo sulla scadenza di Marzo (il tasso atteso anzi è oggi allo 0,67%); l’inizio della salita lo

vede raggiungere “solo” lo 0,91% a giugno e l’1,50% circa a fine anno. Mai i tassi Future si erano

spinti a tali bassi livelli. Per il ’11 i riferimenti sono il 2% a metà anno e il 2,45% per dicembre.

L’ingente liquidità presente sul mercato interbancario continua a non circolare adeguatamente, prova

ne sia il notevole aumento dei depositi presso la Bce che in settimana ha toccato i 248 mld, record

degli ultimi sei mesi. Di ciò beneficiano i tassi a brevissimo termine (Eonia) che rimangono compressi

verso il tasso dei depositi Bce (0,25%) quando invece dovrebbero avere come riferimento il livello del

P/T Bce. La liquidità rimarrà elevata ancora a lungo per tutto il ’10; è probabile che gradualmente nel

secondo semestre, quando scadranno le operazioni straordinarie a 12 mesi della Bce, si assista ad un

drenaggio più consistente; in ogni caso le condizioni rimarranno abbondantemente espansive

continuando a comprimere l’Euribor 3 mesi; in tale ipotesi gli attuali livelli dei tassi Future Euribor

potrebbero risultare ancora pessimistici (nonostante la loro ulteriore recente riduzione), specie se la

crescita europea nel secondo semestre si rivelasse incapace di autosostenersi.

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