15 gennaio 2010
Le dichiarazioni del presidente Bce a ruota della decisione di lasciare invariato il P/T all’1%, hanno
pienamente rispettato le attese: l’inflazione rimarrà sotto controllo e la crescita pare ancora incerta e
disomogenea. L’inflazione Ue comunicata oggi relativa a dicembre conferma queste attese (0,3%
mese; 0,9% tend.). Su questo scenario tendenzialmente favorevole ad una distensione dei tassi, si sono
inseriti i dati Usa sulle vendite al dettaglio di dicembre (-0,3%) risultati decisamente poco
incoraggianti (attese +0,5%) e che hanno contribuito a gettare alcune ombre sulla sostenibilità della
ripresa. L’ottima accoglienza riservata alle aste di titoli governativi ha contribuito ad attenuare i timori
sulla capacità dei mercati di assorbire l’ingente quantità di emissioni previste nel ’10 (nel primo
semestre importi maggiori rispetto al secondo). I Bond Usa non hanno inoltre risentito del balzo
dell’inflazione tendenziale di dicembre salita al 2,7% dall’1,8% di novembre (era negativa a
settembre). Il calo dei tassi a medio termine è inoltre avvenuto in una settimana in cui i mercati
azionari sono risultati sostanzialmente neutrali: alle indicazioni congiunturali inferiori alle attese si
sono contrapposti i buoni risultati societari di alcuni gruppi Usa e i dati cinesi di inizio settimana
relativi all’import-export. Il calo dei tassi non fronteggiato da un calo delle Borse corrobora l’attuale
convinzione del mercato in senso ribassista sui tassi e ribalta il sentimento vigente a inizio anno.
Tale contesto ha portato ad un significativo calo dei rendimenti governativi a medio/lungo termine
complessivamente omogeneo su tutte le durate 2-10 anni e pari a circa 12 bp (oggi: Bund 2 anni 1,14%
e 10 anni 3,27%). Diverso l’impatto sui tassi Irs, dove sono state le scadenze a breve 2-3 anni a trarre
maggior beneficio; gli Irs 2-3 anni oggi rispettivamente all’1,68% e 2,08% sono scesi di circa 10
centesimi in settimana riportandosi in prossimità dei minimi di metà - fine dicembre. I tassi Irs 5-10
(2,65% - 3,48%) sono scesi invece di 5 centesimi circa e distano ancora 5 – 7 centesimi dai minimi di
dicembre.
Coerentemente con il calo dei tassi Irs a breve si sono mossi i tassi Future Euribor 3 mesi; la discesa
riguarda tutte le scadenze anche se l’intensità è stata maggiore sulle scadenze a partire dall’autunno
’10. L’Euribor 3 mesi che al fixing odierno segna un nuovo record (0,68%), è visto per la prima volta
non in rialzo sulla scadenza di Marzo (il tasso atteso anzi è oggi allo 0,67%); l’inizio della salita lo
vede raggiungere “solo” lo 0,91% a giugno e l’1,50% circa a fine anno. Mai i tassi Future si erano
spinti a tali bassi livelli. Per il ’11 i riferimenti sono il 2% a metà anno e il 2,45% per dicembre.
L’ingente liquidità presente sul mercato interbancario continua a non circolare adeguatamente, prova
ne sia il notevole aumento dei depositi presso la Bce che in settimana ha toccato i 248 mld, record
degli ultimi sei mesi. Di ciò beneficiano i tassi a brevissimo termine (Eonia) che rimangono compressi
verso il tasso dei depositi Bce (0,25%) quando invece dovrebbero avere come riferimento il livello del
P/T Bce. La liquidità rimarrà elevata ancora a lungo per tutto il ’10; è probabile che gradualmente nel
secondo semestre, quando scadranno le operazioni straordinarie a 12 mesi della Bce, si assista ad un
drenaggio più consistente; in ogni caso le condizioni rimarranno abbondantemente espansive
continuando a comprimere l’Euribor 3 mesi; in tale ipotesi gli attuali livelli dei tassi Future Euribor
potrebbero risultare ancora pessimistici (nonostante la loro ulteriore recente riduzione), specie se la
crescita europea nel secondo semestre si rivelasse incapace di autosostenersi.