CAFFE’ ESPRESSO

4 luglio 2025 - Inizia il countdown sui dazi.

Una seduta che vedrà volumi ridotti a causa della chiusura delle piazze statunitensi per la festività dell'Indipendenza.

 

I rendimenti della zona euro sono scesi ieri, muovendosi nuovamente in assonanza a quelli britannici calati di 8 pb dopo il sell-off che aveva colpito i gilt mercoledì.

 

 

Il disegno di legge Usa sulla riduzione delle tasse e sull'aumento della spesa, approvato dal Congresso ieri, scongiura la prospettiva a breve termine di un default del governo degli Stati Uniti, ma aggrava ulteriormente i problemi di debito a lungo termine del Paese, dicono gli analisti.

 

 

Washington inizierà oggi ad inviare lettere ai vari Paesi, specificando quali tariffe dovranno applicare sulle importazioni negli Stati Uniti.

 

Riconoscendo la complessità di negoziare con oltre 170 nazioni, Trump ha detto ai giornalisti che le missive saranno inviate a 10 Paesi alla volta, stabilendo aliquote tariffarie che vanno dal 20% al 30%.

 

 

Il rapporto mensile sull'occupazione Usa - secondo cui l'economia ha generato più posti di lavoro del previsto a giugno - ha intanto praticamente spazzato via ogni possibilità di un taglio dei tassi da parte della Federal Reserve a luglio, possibilità prezzata al 25% prima della pubblicazione delle statistiche.

 

I mercati prevedono ora due riduzioni di 25 punti base quest'anno, a partire dal Fomc di settembre.

 

 

Lo shift delle aspettative ha spinto verso l'alto i rendimenti del Treasury ieri, ma non quelli dell'area euro con i dati sui payroll che non hanno modificato le attese sulla politica monetaria della Bce.

 

Francoforte - che si è dimostrata decisamente più aggressiva della Fed in termini di allentamento sinora - è molto più vicina alla fine del suo ciclo di tagli, vista un'inflazione sul target e una crescita abulica nel blocco.

 

Gli investitori ipotizzano solo un'altra riduzione di 25 pb, probabilmente verso la fine dell'anno, che porterebbe il tasso sui depositi all'1,75%.

 

 

A maggio la spesa delle famiglie nipponiche è aumentata al ritmo più rapido degli ultimi tre anni, il che fa sperare che la debolezza dei consumi possa invertire la rotta, anche se i rischi derivanti dai dazi statunitensi continuano a frenare la fiducia e la crescita economica.

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