Si sono chiusi intorno a mezzanotte i due giorni dei colloqui londinesi tra Pechino e Washington, giunte a un “accordo quadro” per tornare a una tregua commerciale. L'idea è soprattutto quella di rimuovere le restrizioni cinesi alle esportazioni di terre rare ma i dettagli sono scarsi, a segnalare posizioni ancora distanti.
L'intesa di Ginevra si è però da subito rivelata fragile, a causa delle restrizioni di Pechino alle esportazioni di minerali critici, cui l'amministrazione Trump ha risposto impedendo una serie di esportazioni come quelle dei software per progettazione di semiconduttori.
Qualsiasi progresso nei negoziati fornirà sollievo ai mercati, considerato come le erratiche politiche trumpiane e le oscillazioni nei rapporti sino-americani stanno minando le due economie e abbiano interrotto le catene di approvvigionamento, ponendo seri rischi alla crescita globale.
A parere del numero uno Bce, in visita a Pechino, una politica commerciale coercitiva non è in grado di risolvere gli squilibri finanziari. Il rischio di danni economici reciproci è invece talmente elevato che tutte le parti in gioco devono valutare quali aggiustamenti adottare per risolvere le tensioni commerciali e finanziarie. "Assistiamo a un forte incremento di politiche industriali volte a stimolare la capacità interna. Dal 2014 gli interventi legati ai sussidi che distorcono il commercio globale sono più che triplicati a livello mondiale", dice Christine Lagarde in visita a Pechino presso la banca centrale cinese.
Ieri la Banca mondiale ha tagliato le previsioni sul Pil globale per il 2025 di 0,4 punti percentuali a 2,3%, affermando che i dazi più elevati e l'accresciuta incertezza rappresentano un "forte ostacolo" per quasi tutte le economie.
Dati pubblicati lunedì hanno mostrato che le esportazioni cinesi verso gli Stati Uniti sono crollate del 34,5% in maggio, calo più significativo dai tempi della pandemia.
Sebbene gli effetti sui prezzi e sul mercato del lavoro Usa siano stati finora contenuti, i dazi hanno colpito duramente la fiducia delle imprese e delle famiglie e il dollaro rimane sotto pressione.
Cruciale in questo senso sarà l'aggiornamento sull'inflazione Usa di maggio in agenda nel primo pomeriggio.
Numeri oltre le attese contribuirebbero, ovviamente, a ridurre le scommesse sui tagli Fed.
Gli operatori si aspettano che il Fomc lasci i tassi invariati nella riunione in calendario la prossima settimana e scontano al momento 44 punti base di allentamento da qui a dicembre.
Dollaro sulle posizioni, scarsamente influenzato dall'accordo quadro sui dazi tra Usa e Cina.