La scorsa settimana è stata decisamente densa di appuntamenti macro che complessivamente hanno rimarcato il rallentamento dell’economia americana e dell’inflazione e un lieve rafforzamento delle prospettive di crescita eurozona. In generale i dati Usa hanno deluso le attese, mentre quelli europei le hanno superate. Questa tendenza sta confermandosi da circa due mesi ed è ben colta dall’andamento dell’indice “surprise” che confronta dati effettivi con attese. Il risultato finale vede un rialzo dei tassi europei di circa 5 centesimi con quelli Usa sostanzialmente stabili. Bond Usa 10 anni al 4,41%, Bund 10 al 2,52%, 2 anni al 2,97%. Tassi Irs 10 anni al 2,79% 2 anni al 3,31%. Rialzo di circa 5 centesimi anche per le attese sull’Euribor 3 mesi per l’anno in corso: per dicembre il parametro trimestrale è atteso al 3,30% in calo di 50 centesimi rispetto ai livelli attuali (fixing 3,82%; segui tassi e valute su www.aritma.eu).
I prezzi al consumo Usa di aprile sono risultati in crescita dello 0,3% mese su mese, dal +0,4% di marzo, il consensus era +0,4%. Anno su anno, la crescita è del 3,4%, in rallentamento del +3,5% del mese precedente, il dato è allineato alle aspettative. Come da previsioni anche l’inflazione core, +3,6% in aprile, da +3,8%. Il mese scorso si sono placati i consumi (vendite al dettaglio), crescita zero rispetto a marzo, dal +0,6% precedente. L’indice Empire della Fed di New York sulle condizioni del settore manifatturiero scende in maggio per il sesto mese consecutivo a -15,66, attesa 10,0. La produzione industriale mostra una crescita pari allo 0% nel mese di aprile, sotto il +0,1% del periodo precedente e delle stime.
Il quadro è dunque quello di un’inflazione Usa in rientro (cpi aprile) e di un raffreddamento della crescita; le conseguenze sono un lieve calo dei tassi e del dollaro e un rialzo delle borse, con il Dow Jones che ha toccato il massimo di tutti i tempi raggiungendo quota 40.000.
Cauto l’approccio dei banchieri statunitensi che, pur riconoscendo i recenti dati positivi sul fronte dell’inflazione e delle vendite al dettaglio, non hanno voluto fornire indicazioni concrete sulla tempistica di un eventuale ammorbidimento monetario.
Migliore delle attese la produzione industriale europea. Sorprende in positivo l’indice Zew tedesco che misura la fiducia delle istituzioni finanziarie.
Il profilo della curva dei tassi implica tre tagli Bce nell’anno in corso
Il profilo della curva dei tassi attesi suggerisce che l’Euribor 3 mesi (fixing 3,82%) scenda al 3,74% per giugno, per settembre a 3,50% e per fine anno a 3,30% circa (50 cent. in meno rispetto ai livelli odierni). Questi livelli implicano tre tagli Bce nell’anno in corso quasi certi.
L’Euribor 3 mesi a marzo era ancora bloccato a 3,95% circa; il calo per ora è modesto, ma dovrebbe ampliarsi per fine giugno al 3,6%-3,7% quando diventerà operativo il taglio Bce (riunione del 6 giugno) con le prime operazioni di pronti contro termine. Non è molto, ma inizia ad alleggerire gli oneri finanziari.
Il focus questa settimana sarà sui numeri Bce relativi ai salari negoziati, cruciali, in un’ottica di allentamento monetario. Occhi anche ai Pmi flash di maggio, in arrivo giovedì dal blocco nel suo insieme.